Il giudizio è una trappola universale: scegli di difenderti e vivere nell’Amore
Giudicare è normale quanto respirare. Anche se in modi diversi, tendiamo tutti a giudicare e a essere giudicati dagli altri.
Soprattutto in questo momento storico, il giudizio ci mette uno contro l’altro: fratelli contro sorelle, vicini contro vicini di casa, colleghi contro colleghi, genitori contro figli...a causa di opinioni diverse sui temi che la pandemia ha portato con sé.
Tendiamo a giudicare gli altri per come si comportano, per ciò che dicono, ciò che pubblicano sui social media, per le scelte che fanno nella loro vita, per come educano i loro figli e persino per come si vestono.
E viceversa, gli altri ci giudicano per ciò che pubblichiamo sui social, per le nostre scelte, per come ci vestiamo o per come ci comportiamo.
Tendiamo a giudicare i nostri cari perché non sono come li vorremmo, non reagiscono come faremmo noi, non ci dicono quello che vorremmo sentirci dire.
E a nostra volta veniamo giudicati quotidianamente da familiari, partner, amici e colleghi per i nostri comportamenti e le nostre reazioni.
Tendiamo a giudicare noi stessi per quei chili di troppo, o quelle rughe sul nostro volto, o per non essere stati in grado di risolvere una certa situazione o di reagire a un'offesa.
E noi non facciamo forse lo stesso con gli altri?
Tendiamo a giudicare noi stessi perché non ci sentiamo abbastanza.
Abbastanza intelligenti, capaci, attraenti, meritevoli, speciali ecc ecc. E spesso facciamo tutto questo inconsciamente, senza nemmeno rendercene conto.
Anche quando ne siamo consapevoli, siamo così abituati a farlo che ci sembra normale.
Ma il giudizio crea incomprensione e di conseguenza separazione, che parti da noi o che parti dagli altri.
Nel momento stesso in cui giudichiamo non stiamo veramente ascoltando né accogliendo l’altro. Stiamo chiudendo il nostro cuore!
Abbiamo emesso la nostra sentenza. Abbiamo chiuso l'altro in una prigione le cui sbarre sono formate da una serie di etichette: i nostri giudizi.
Il marito, la compagna, la cognata, la vicina, il collega, l’amico si trasforma in qualcuno strano, freddo, insensibile o addirittura egoista, stupido, cattivo.
E da questa gabbia, che oramai è diventata una vera e propria identità ai nostri occhi, diventa quasi impossibile uscire.